Mosaico di Santa Elisabetta

COMUNI dell'UMBRIA:

Archeologia:

Il mosaico di Orfeo e le fiere, in via Pascoli, all'interno della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università degli Studi di Perugia, è uno dei più importanti monumenti di età romana della città. La denominazione corrente mosaico di S. Elisabetta ricorda la chiesa medievale soprastante al momento della scoperta del manufatto.

 G.dallorto)Mosaico di Orfeo e le fiere: (Credit foto: G.dallorto)
Il mosaico, pertinente alle terme pubbliche, era ubicato fuori delle Mura Etrusche, in un'area di espansione della Perusia antica particolarmente adeguata alla realizzazione di un impianto termale per ricchezza di acque e esposizione. Fu rinvenuto nel 1875 in quasi tutta la sua interezza, si presentava già allora lacunoso e risarcito in alcuni punti con crustae marmoree e frammenti di cornici e iscrizioni. La superficie musiva venne scoperta per intero negli anni 1925-1926 e nel 1964 fu inglobata all'interno dell'Università.

Il mosaico è ordito a tessere bianche e nere, quelle nere in roccia magmatica e le bianche in calcare, sono di forma parallelepipeda, per una maggiore tenuta del piano musivo, mentre lo strato di allettamento è costituito da malta dura e compatta e gli interstizi colmati con malta molto ben lisciata e pressata. Rappresenta il mito di Orfeo che incanta gli animali con il suono della lira: nella zona centrale, Orfeo è seduto su una roccia e rappresentato alla maniera greca, nudo nell'atto di sorreggere lo strumento musicale e il plettro. I particolari anatomici sono evidenziati e i capelli sono resi a piccole ciocche, come mossi dal vento; alle sue spalle, un albero di alloro. Verso Orfeo convergono due gruppi di animali: le fiere attratte dalla forza trascinante della musica sono quaranta, quasi tutte di profilo.

La qualità del mosaico, collocabile tra la fine del I - inizi del II sec. e.v., presuppone l'intervento di una committenza ragguardevole e l'opera di maestranze non locali. Il complesso ebbe lunga vita, come testimoniano anche numerosi interventi di consolidamento e restauro del piano musivo, con lastre, cornici, iscrizioni, spesso tagliate o spezzate per le esigenze. Oltre all'epigrafe dedicatoria del liberto Appius Annius Priscus alla patrona Annia Quartilla, appartenente alla gens degli Anni, famiglia di rango senatorio del II sec. e.v., sono da menzionare un'iscrizione su una colonna, che restituisce un cognomen tardo ("Iovianus") di ispirazione pagana, ma attestato nell'onomastica cristiana, e una lastra di marmo ("... sacrum"), che attesta forse una diversa destinazione dell'edificio. Il luogo fu probabilmente trasformato in un edificio di culto cristiano, come testimonia la presenza di un’abside e, sulla superficie pavimentale in prossimità del rinoceronte, due segni a croce incisi. L’abbandono definitivo dell’area avvenne in seguito di un incendio, verificatosi all’inizio del VI secolo e.v.1

  • 1. Asdrubali, F., Cenciaioli, L., Scaleggi, A. (2006).I Luoghi dell'Università. Il Mosaico di S.Elisabetta. Scheda a cura dell'Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne dell'Università degli Studi di Perugia.
localizzazione:
Valutazione:
Average: 3.5 (2 votes)

loc_geofield

POINT (12.387481 43.114976)