Santuario romano e cisterne di Monte Moro

COMUNI dell'UMBRIA:

Archeologia:

Sito archeologico che presenta i resti di un santuario romano e di due cisterne annesse, ubicato sulla cima del monte Moro. Le indagini hanno messo in luce parte di un edificio costituito da una serie di ambienti organizzati intorno ad un’area aperta dove la roccia non è stata spianata. Sito archeologico che presenta i resti di un santuario romano e di due cisterne annesse, ubicato sulla cima del monte Moro. L'edificio di culto è da ascrivere alla tipologia dei "santuari di altura" alla stregua del vicino Santuario di Monte Arrone. La scoperta è frutto di alcune campange di scavo che la Soprintendenza Archeologica per l’Umbria avviò nel 1998 prima e nel 2004 poi. Le indagini hanno messo in luce parte di un edificio costituito da una serie di ambienti organizzati intorno ad un’area aperta dove la roccia non è stata spianata.

L’edificio viene costruito riorganizzando una precedente sistemazione dell’area di cui rimane conservato un interessante silos/cisterna scavato nella roccia e originariamente inscritto in un edificio poi trasformato. I materiali rinvenuti indicano la persistenza di un uso cultuale dell’area dal IV secolo a.e.v. sino alla fine del I secolo a.e.v., mentre l’edificio principale risulta in uso almeno sino all’inizio del IV secolo e.v., ma la sua destinazione in età imperiale e tardoantica rimane incerta.

La costruzione del silos/cisterna per derrate alimentari, è la più antica attestazione sinora venuta alla luce nell’area scavata. Il silos/cisterna è impermeabilizzato con uno spesso strato di argilla contenuto da un tamburo di pietre appena sbozzate, il fondo è sigillato con la medesima argilla e pavimentato con piccoli mattoni quadrati. Il silos/cisterna era compreso entro una struttura muraria circolare concentrica, di cui sono conservati pochi elementi, che probabilmente chiudeva il silos entro un ambiente coperto. Sono da riferire a questa fase costruttiva i materiali più antichi rinvenuti nello scavo, soprattutto i piccoli bronzi votivi schematici, datati per confronti tipologici entro la fine del IV secolo a.C. L’utilizzo dell’area come santuario sembra quindi potersi riferire al complesso sommitale di Monte Moro sino dalla prima fase di occupazione.

In seguito, una riorganizzazione degli spazi modifica profondamente l’area e altera parte delle strutture più antiche. Viene costruito il basamento di una palizzata anulare che cinge la sommità del monte seguendo l’isoipsa del pendio e circoscrivendo un’area di oltre 750 mq. Il recinto, messo in luce per un breve tratto, è rinforzato da uno scavo della roccia immediatamente all’esterno, quasi a creare un vallo difensivo.

L’area della cima viene spianata e vi si costruisce un edificio costituito da una serie di ambienti quadrangolari organizzati intorno ad un’area aperta centrale dove la roccia naturale non viene alterata. Dell’edificio è stato sinora interamente messo in luce solo il lato nord-orientale, lungo circa 26 m. Si distingue un ambiente rettangolare più avanzato verso sud, con un ingresso centrale sul lato meridionale, pavimentato e con una struttura rialzata centrale ottenuta inserendo alcune lastre direttamente sulla roccia non spianata. Alla stessa fase è stata attribuita la realizzazione di un secondo silos, di dimensioni leggermente maggiori, scavato immediatamente ad ovest di quello già esistente, tagliandone la recinzione ma non precludendone la funzionalità. Il rivestimento della nuova cisterna è semplicemente composto da un intonaco di calce posizionato su una preparazione ricca di manufatti ceramici.

La presenza di materiale votivo databile al I sec. a.e.v., consente di estendere anche a questo periodo l’uso cultuale del sito, sebbene con una complessità funzionale implicita nella costruzione di un nuovo silos. I materiali ceramici provenienti da una pavimentazione rivelano che l’edificio venne mantenuto in uso per un lungo periodo, almeno sino all’inizio del IV secolo e.v. E’ difficile stabilire, nella scarsità dei dati a disposizione, se l’edificio fosse stato adibito al culto per tutta la sua durata o se avesse cambiato destinazione d’uso. La distruzione e l’abbandono del sito sono quindi successivi al IV secolo e.v. La distruzione fu traumatica, sebbene le circostanze siano ignote. I silos vennero intenzionalmente messi fuori uso e contemporaneamente venne avviata la spoliazione delle strutture. Non sono state rinvenute tracce di altre frequentazioni della vetta sino ad età moderna. 1
  • 1. Informazioni tratte da: Massimo Brizzi, M., Notari, S., e Virili, M. Dall’ età del ferro all’antica via del ferro. Opuscolo informativo sugli “Itinerari escursionistici a tema” del Parco Regionale Fluviale del Nera. Disponibile al sito del Parco Fluviale del Nera www.parcodelnera.it
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