COMUNI dell'UMBRIA:
Edifici fortificati:
Il Castello di Zocco si erge, sulla provinciale San Feliciano-Magione, nei pressi della località di Monte del Lago, su di una collinetta, a circa 260 metri s.l.m., difronte al Lago Trasimeno. Venne edificato probabilmente nel 12741 su di un preesistente insediamento religioso.
[img_assist|nid=464|title=Il castello di Zocco visto da sud|desc=|link=none|align=center|width=450|height=343]
Incerta l'origine del nome, che potrebbe derivare dalla forma a "zocco" o "zoccolo" (dal latino soccus, calzare antico) dell'insediamento oppure legata al fatto che Zoccus in barbaro latino definisce un "tronco", che potrebbe aver caratterizzato il luogo.2
Se ne ha indiretta notizia anche nel XIII secolo, dal momento che tra i magnati residenti nel contado perugino compariva tale dominus Broncio de Çocho, e, ancora, nel 1361 era chiamato villa, per la mancanza di opere difensive, che, invece, dovevano essere presenti al 1438, poiché da quel momento assunse l'appellativo di castrum.
Qualche anno più tardi, nel 1486, venne costruito all’interno del Castello di Zocco un pozzo per il presidio insediato a difesa. In effetti nei secoli successivi rappresentò uno fra i più imponenti insediamenti militari della zona, disponendo di ben sette torri (di cui oggi ne rimangono cinque nel versante nord, dove è tuttora situato l’ingresso principale), di tre porte e della poderosa cinta muraria che in origine si estendeva per circa 320 metri.
Era il castello più grande della poderosa linea difensiva del Trasimeno orientale che alla sua destra vedeva i fortilizi di Monte del Lago e Montecolognola mentre alla sua sinistra quelli di San Feliciano e San Savino, tutti posti ad una distanza di circa due chilometri l’uno dall’altro, andando così a costituire un vallo inespugnabile.
A partire dal XVI secolo ebbe inizio una lenta decadenza del castello, probabilmente male amministrato dai camerlenghi del lago. In epoche successive l’innalzarsi delle acque fece sì che il Castello di Zocco si venisse a trovare sulle rive del lago. Collegato al castello un piccolo porto, si creò subito un’operosa comunità di pescatori, che però, con il passare del tempo, diminuì gradualmente. Nei primi anni del Novecento era abitato da una piccola comunità di contadini.
Purtroppo lo stato attuale del castello, di proprietà privata, è quello di rudere. Al suo interno, di tutti gli edifici che erano presenti, sono rimaste due case coloniche in discreto stato di conservazione, uno dei due vecchi frantoi e la chiesa, originariamente di Santa Maria, poi conosciuta col nome di San Macario. Tale edificio costituisce quell'originario nucleo religioso intorno al quale si è detto sorse il castello. Sulle della chiesa, sino alla metà del XVIII secolo, si poteva leggere in caratteri gotici la scritta: Donna Elena fe fare questa opera per una devozione l’anno MCCXXV, e per essa nell’anno 1294 Anton Maria Garbi, pittore perugino, in età di anni 76 dipinse il quadro rappresentante San Macario.3
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Incerta l'origine del nome, che potrebbe derivare dalla forma a "zocco" o "zoccolo" (dal latino soccus, calzare antico) dell'insediamento oppure legata al fatto che Zoccus in barbaro latino definisce un "tronco", che potrebbe aver caratterizzato il luogo.2
Se ne ha indiretta notizia anche nel XIII secolo, dal momento che tra i magnati residenti nel contado perugino compariva tale dominus Broncio de Çocho, e, ancora, nel 1361 era chiamato villa, per la mancanza di opere difensive, che, invece, dovevano essere presenti al 1438, poiché da quel momento assunse l'appellativo di castrum.
Qualche anno più tardi, nel 1486, venne costruito all’interno del Castello di Zocco un pozzo per il presidio insediato a difesa. In effetti nei secoli successivi rappresentò uno fra i più imponenti insediamenti militari della zona, disponendo di ben sette torri (di cui oggi ne rimangono cinque nel versante nord, dove è tuttora situato l’ingresso principale), di tre porte e della poderosa cinta muraria che in origine si estendeva per circa 320 metri.
Era il castello più grande della poderosa linea difensiva del Trasimeno orientale che alla sua destra vedeva i fortilizi di Monte del Lago e Montecolognola mentre alla sua sinistra quelli di San Feliciano e San Savino, tutti posti ad una distanza di circa due chilometri l’uno dall’altro, andando così a costituire un vallo inespugnabile.
A partire dal XVI secolo ebbe inizio una lenta decadenza del castello, probabilmente male amministrato dai camerlenghi del lago. In epoche successive l’innalzarsi delle acque fece sì che il Castello di Zocco si venisse a trovare sulle rive del lago. Collegato al castello un piccolo porto, si creò subito un’operosa comunità di pescatori, che però, con il passare del tempo, diminuì gradualmente. Nei primi anni del Novecento era abitato da una piccola comunità di contadini.
Purtroppo lo stato attuale del castello, di proprietà privata, è quello di rudere. Al suo interno, di tutti gli edifici che erano presenti, sono rimaste due case coloniche in discreto stato di conservazione, uno dei due vecchi frantoi e la chiesa, originariamente di Santa Maria, poi conosciuta col nome di San Macario. Tale edificio costituisce quell'originario nucleo religioso intorno al quale si è detto sorse il castello. Sulle della chiesa, sino alla metà del XVIII secolo, si poteva leggere in caratteri gotici la scritta: Donna Elena fe fare questa opera per una devozione l’anno MCCXXV, e per essa nell’anno 1294 Anton Maria Garbi, pittore perugino, in età di anni 76 dipinse il quadro rappresentante San Macario.3
- 1. Il nome di Valle Zocche Comitatus Perusii è renvenibile per la prima volta negli scritti di Giovanni Antonio (Giannantonio) Campano (1429-1477), famoso vescovo umanista e storiografo, nonché governatore pontificio, che in una biografia sulla vita di Santa Margherita da Cortona parla di un miracolo accorso appunto nel 1274 ad una bambina di Valle Zocche Comitatus Perusiae.
- 2. Cfr. Belforte, G., Mariotti, A. Memorie istoriche de Castelli e Ville del territorio di Perugia, Porta Santa Susanna, pag. 520, Archivio storico di Perugia.
- 3. Belforte, G., Mariotti, A. Memorie istoriche ..., op. cit.
Amoni, D. (1999). Castelli fortezze e rocche dell'Umbria. Perugia: Quattroemme.