Villa Fabri

COMUNI dell'UMBRIA:

Architettura secondo il periodo:

Edifici abitativi:

La cinquecentesca Villa Fabri - ubicata a Trevi, appena fuori la Porta del Lago, a metà collina - è indicata con nomi diversi, a seconda delle famiglie che l'hanno posseduta attraverso quattro secoli. Come ricordato in una lapide presente nella sala di disimpegno del piano seminterrato, fu Gerolamo Fabri a ordinarne la costruzione alla fine del Cinquecento, trasferendovisi nel 1603.1

[img_assist|nid=455|title=|desc=(Credit foto: fondazionevillafabri.org)|link=none|align=center|width=450|height=338]
Successivamente passò ai Venturini e quindi agli Onofri e Roncalli di Foligno, ai Carrara o Carrara- Rodiani di Terni, ai conti Della Porta di Roma.2 Nel 1891 venne acquistata dal vescovo Mons. Hais per il Collegio Boemo e negli anni Trenta passò al Collegio Etiopico. L’acquisizione da parte di quest'ultimo determinò la necessità di provvedere nuovi spazi. fu coì elevato un secondo edificio, addossato al lato ovest della struttura cinquecentesca e sviluppato fino alle mura di recinzione, per accogliere le stanze degli ospiti e, al livello del piano seminterrato, la Chiesa dei Boemi, a navata unica con cappelle laterali. Nel 2000, con l’acquisto da parte del Comune di Trevi, la villa diviene sede della Rete Regionale Ville, Parchi e Giardini e dell’Osservatorio per la biodiversità e il paesaggio rurale. Il 31 ottobre 2008 e stata riaperta al pubblico.

La villa sorge su un terreno in declivio e si sviluppa su tre piani, di cui uno seminterrato e visibile all’esterno solo dai fronti laterali e dal prospetto sud, che affaccia sulla valle Spoletana. Entrambe le facciate, quella principale su piazza Garibaldi e quella sulla valle, sono caratterizzate da tre aperture ad arco al primo livello, che immettono, nel primo caso, direttamente nell’atrio del piano nobile e, nel secondo, nella sala di disimpegno del piano seminterrato. Il piano nobile è riconoscibile dai tre arconi centrali e dalle finestre a edicola.

[img_assist|nid=456|title=Villa Fabri, prospetto nord|desc=(Credit foto: Giovanna Donadoni)|link=none|align=center|width=450]

Le facciate sono finemente decorate da graffiti che rappresentano figure di angeli e santi boemi. La facciata nord, meno imponente del retro, in quanto, come detto, il piano inferiore è interrato, è tuttavia quella che si vede entrando da Piazza Garibaldi, è quindi la più elegante e più curata. E' suddivisa verticalmente da paraste che inquadrano a piano terra aperture architravate su mensole, con al centro tre archi a tutto sesto: in quello centrale si trova il portale di accesso al piano nobile, mentre quelli laterali sono ciechi. Orizzontalmente un doppio cornicione divide il piano terra dal primo.3
Oltre ai già ricordati decori, sulla facciata sono raffigurate sei città della Boemia i cui nomi, in latino, figurano nei riquadri inferiori4. Le decorazioni risalgono al periodo tra il 1912 ed il 1914 e sono opera di B. Cila e dell’abate benedettino Pantaleo Mayor. Una lapide posta sopra la porta di ingresso ricorda il passaggio di proprietà dal conte Della Porta al Pontificio Collegio Boemo.5

La facciata di sud-est, più suggestiva ed imponente è caratterizzata, in particolare, da due scalinate simmetriche ai lati di una terrazza che conducono nel giardino sottostante, affacciato sulla valle. Al di sotto della terrazza si aprono le grotte di un ninfeo a tre nicchioni, quello centrale impreziosito da due telamoni lapidei le cui teste barbute sorreggono l’architrave del pianerottolo.
Anche questa facciata è decorata con le immagini di santi boemi all’interno di cornici circolari e da angeli con i simboli della Chiesa Romana. Anche la facciata sud del corpo di fabbrica aggiunto ospita graffiti con motivi geometrici ed il leone e l’aquila coronati all’interno di quadrilobi, con la data “A.D. 1914.”.
[img_assist|nid=838|title=Villa Fabri, atrio|desc=(Credit foto: Giovanna Donadoni)|link=none|align=left|width=300|height=405]Le sale del piano nobile sono caratterizzate da ricche decorazioni ad affresco, databili agli inizi del Seicento, ma più volte modificate, soprattutto nei motivi araldici, in occasione dei vari passaggi di proprietà tra la data della fondazione e i primi anni del Novecento.

L'atrio del piano nobile, al quale, come detto, si accede dal varco centrale della facciata nord, prende luce da una vetrata sopra-porta e da altre due vetrate semicircolari. Originariamente si apriva verso l'esterno con tre arcate che furono chiuse successivamente. Il locale, al centro della volta, presenta un affresco raffigurante la Gloria che calpesta l’Invidia ed afferra la Fortuna, con l’iscrizione "Invidiam calco et fortunam supero"; negli spicchi vi sono le figure allegoriche delle quattro stagioni con i rispettivi segni zodiacali, mentre nelle unghie e nelle lunette giochi di bambini e vedute di paesaggi.

Dall'atrio si accede a due sale anch'esse interamente decorate. La sala ad est è dedicata alle quattro sante Maddalena, Maria Egiziaca, Sofronia Tarentina e Dympna. La sala ad ovest è decorata con le storie del profeta Daniele a cui è dedicata. Le vele degli spigoli raffigurano le allegorie della Pazienza, dell'Astinenza, della Perseveranza e della Religione.

Sempre dall’atrio si accede alla salone centrale, affacciato sulla valle Spoletana sottostante, che al centro della volta, impostata su di una finta balaustra, presenta il Giudizio di Salomone, al di sotto Giuseppe e la moglie di Putifarre, Sansone e Dalila, Susanna e i vecchioni e David e Betsabea. Negli angoli vi sono figure allegoriche che affiancano stemmi araldici.

Da tre porte che affacciano sul salone si può accedere in altre due sale, anch'esse affrescate, ed alla scala a chiocciola, nell’angolo sud-est, che costituisce l’unica via di accesso interna ai piani superiore ed inferiore dell’ala cinquecentesca.

La sala ad est, detta sala degli eremiti è dedicata appunto ai santi eremiti: al centro della volta è raffigurato S. Paolo l’eremita; al di sotto S. Girolamo, S. Macario, S. Onofrio e S. Antonio, delle iscrizioni ne descrivono la vita e le virtù. Agli spigoli fanno da contorno a stemmi gentilizi di prelati, puttini e figure allegoriche: Fedeltà, Affabilità, Continenza, Verginità, Vigilanza, Carità, Povertà e Parsimonia e Ricchezza.

Nella sala ad ovest è proposto il tema delle arti: al centro è l’immagine dello Speculum principium, sul cui piedistallo è stata aggiunta l’iscrizione Religio; nei riquadri laterali sono rappresentate l’Arte militare (Arma), la Letteratura (Litterae), la Caccia (Venatio) e il Matrimonio (Nuptiae).

Il piano superiore dell’edificio è occupato da ambienti di servizio, poi trasformati in camere per gli ospiti del Collegio.

Tutto intorno all’edificio si sviluppa un giardino all’italiana, recintato da mura, sulle quali si apre una porta sormontata da una terracotta policroma con l’immagine di Cristo benedicente. 6

Da ricordare la preziosa cappella - situata al piano inferiore rispetto all'ingresso, nell'ala ovest, aggiunta, come ricordato, dopo l'acquisizione di Boemi - la cui particolarità risiede nella sua decorazione, realizzata tra il 1912 ed il 1914, dagli artisti della scuola di Beuron B. Cila e Pantaleo Mayor, monaco benedettino del monastero di Praga. Tale ciclo decorativo "costituisce l’unico altro esempio, insieme alla cripta di Montecassino, dell’attività in Italia del movimento artistico di Beuron, sorto in Svevia nella seconda metà del XIX secolo grazie al monaco Dom Desiderio (Peter Lenz) ed ispirato a modelli pittorici egizi, greci, romani e bizantini. Nell’abside sono raffigurati S. Ludmilla, S. Agnese di Boemia, S. Adalberto vescovo di Praga, S. Venceslao, S.Procopio e i santi Cirillo e Metodio; in ginocchio, Carlo IV di Lussemburgo, re di Boemia e imperatore del Sacro Romano Impero e l’arcivescovo di Praga suo contemporaneo Jan Očko z Vlašimi; nella cappelle laterali sono rappresentate storie della vita di S. Francesco e della vita della Madonna".7,8
  • 1. Sulla lapide si legge: "DECORASQ. AEDES HIERON. FABBRI FECIT A. MDCIII / LUCAS VENTURINI A. MDCXXXIII / CARRARA COMITES A. MDCCXXXXII / HEREDESQUE DELLA PORTA ADEPTI SUNT / COLLEGIUM BOHEMORUM URBANUM / A. MDCCCLXXXXI. HABUIT INSTAURAVIT / SACRARIO ET SUPERIORE MOLITIONE ADIECTIS"
  • 2. " [...] già dei sigg. Venturini, Onofri e Roncalli di Foligno: Adesso de’ sigg. Carrara di Terni; vagamente dipinto nelle volte delle sue stanze da finissima mano, creduta da alcuni del Zuccari e del Baroccio, da altri del Salimbene; ornata con iscrizioni, statue e balaustre di pietra; e raguardevole non solo per le di lui piazze, giardini ed oliveti, circondati dalle muraglie anche coll’indulto publico, ma altresì per le sue cisterne e fontane che in vari luoghi l’esistono con l’acqua concessali dal Comune, parimenti ornate con statue, teste e balaustre di pietra, in cui altro non è da ammirare che non mantienesi nelle muraglie che lo circondano e nelle fontane, nella forma (in cui) venne fondato dal sig. Girolamo del dott. Marco Fabri capo not. dell’A.C. e decano delli offizi circa il 1600, per solazzo della sua vechiaia, della posterità e della patria." Così descrive la villa Durastante Natalucci, nella sua Historia universale dello Stato temporale ed eclesiastico di Trevi, del 1745.
  • 3. Ruvolo, S. (2012). Trevi. In Marcucci, L. Villani, M. (Eds.). Atlante del Barocco in Italia. Umbria. Roma: De Luca Editori d'Arte. p.428.
  • 4. I nomi sono quelli di Litumericium (Litomĕřice), Bruna (Brno), Olomucium (Olomouc), Praga, Reginae Hradecium (Hradec Králové) e Boemo Buduicium (České Budĕjovice).
  • 5. Sulla lapide si legge: “HANC VILLAM / QUAE ANTEA FUERAT / GENTIS DELLA PORTA CARRARA / IOSEPHUS IOHANNES HAIS / EPISC. REGINAEGRADECENSIS / AERE SUO COMPARATAM / COLLEGIO BOHEMORUM URBANO / ATTRIBUIT AN. MDCCCXCI”.
  • 6. Donadoni, G. (2009). Ville e residenze di campagna nell'Umbria del cinquecento. Università degli Studi “Roma Tre”, Scuola Dottorale “Culture della trasformazione della città e del territorio”, Sezione “Storia e conservazione dell’oggetto d’arte e d’architettura” XXI ciclo.
  • 7. Donadoni, G. (2009). op. cit.
  • 8. Durante, A. (2000) Ville parchi e giardini in Umbria. Roma: Pieraldo Editore. Regione dell'Umbria (1991), Censimento di ville, parchi e giardini, Roma, 1991 REGIONE DELL’UMBRIA, Elenco di ville, parchi e giardini, Perugia, 1973 AMONI D., Castelli fortezze e rocche dell'Umbria, Perugia, Quattroemme, 1999. CANOSCI D., Ville e grandi residenze di campagna nell’Umbria settentrionale (parte prima), “Quaderni dell’Istituto Policattedra di Geografia”, Università degli Studi di Perugia, 9 (1987), pp. 117-156. ID., Ville e grandi residenze di campagna nell’Umbria settentrionale (parte seconda), “Quaderni dell’Istituto Policattedra di Geografia”, Università degli Studi di Perugia, 10 (1988), pp. 133-168. ID., Ville e grandi residenze di campagna nell’Umbria settentrionale (parte terza), “Quaderni dell’Istituto Policattedra di Geografia”, Università degli Studi di Perugia, 12 (1990), pp. 55-88. ID., Ville e grandi residenze di campagna nell’Umbria settentrionale (parte quarta), “Quaderni dell’Istituto Policattedra di Geografia”, Università degli Studi di Perugia, 13 (1991), pp. 5-34. DESPLANQUES H., Campagne Umbre (trad. A. Melelli), Regione dell’Umbria, Perugia, Tipografia Guerra, 1975. REGIONE UMBRIA Assessorato alle Politiche Agricole e Agro-alimentari e Aree Protette, Direzione regionale Agricoltura e Foreste Aree Protette Valorizzazione dei Sistemi Naturalistici e Paesaggistici, Servizio Aree protette Valorizzazione dei Sistemi Naturalistici e Paesaggistici, Villa Fabri- ambiente paesaggio cultura. GIACCHE’ G., Appunti: “La Memoria degli assenti”, Perugia, 2010. FONTI WEB http://www.protrevi.com/protrevi/vlafabri.asp Informazioni tratte dal sito web della Pro Trevi http://www.protrevi.com visitato nel mese di maggio 2012 ed al quale si rimanda per gli approfondimenti.
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